“Ho letto in Platone e Cicerone cose che sono veramente sagge e meravigliose. Ma in nessuno dei loro scritti ho mai letto: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò riposo”.
(Sant’Agostino)”
“La psicoanalisi ha radici nella Bibbia?”
Recalcati: “Gesù e Telemaco miei eroi”
Lo psicoanalista Massimo Recalcati ha analizzato su ‘Famiglia Cristiana’ il legame tra la Bibbia e la disciplina da lui praticata: la psicoanalisi.
Lo psicoanalista, nell’intervista rilasciata al periodico “Famiglia Cristiana”, ha rivelato il forte legame con la fede cattolica. Innanzitutto, rispondendo alla domanda d’esordio dell’articolo, l’esperto ha asserito che Gesù e Telemaco sono i suoi eroi da bambino, in quanto “sono due figure di figlio che hanno vissuto in maniera diversa l’assenza del padre. Telemaco all’inizio della sua vita, Gesù in maniera radicale nel Getsemani e sulla croce. Per entrambi, però, l’esperienza di quest’assenza è ciò che li rende automaticamente e pienamente umani”.
La lettura della Bibbia che Recalcati fa a livello lavorativo è “un’operazione scabrosa e, probabilmente, anche molto discutibile, perché si tratta di dimostrare che ci sono radici bibliche della psicoanalisi, la quale si è nutrita di alcuni grandi concetti, presenti nelle Sacre Scritture, sebbene la psicoanalisi abbia sempre negato questo debito. Nel mio lavoro cerco di mostrare che alcuni grandi temi, come quelli della Legge, dell’amore, dell’odio, della discendenza provengono direttamente dal logos biblico. Sia la psicoanalisi che la Bibbia affrontano la condizione umana senza mai fare della retorica, non fanno sconti. Esse condividono la resistenza allo scientismo dilagante, al feticismo del numero che lo caratterizza, ma anche la resistenza nei confronti del mito del consumo per il consumo, del profitto, del cinismo, del nichilismo”.
Nel prosieguo della sua chiacchierata con “Famiglia Cristiana”, Massimo Recalcati ha commentato anche la figura della Vergine Maria, che incarna veramente l’essenza della madre, perché “mostra come è possibile amare un figlio sapendo che il suo destino è già segnato con la morte sulla croce. Tutti i figli, in fondo, assomigliano al figlio di Maria, perché tutti sono destinati a morire sulla croce, cioè a separarsi dalla madre… È quello che rende la cura materna non tanto un’esperienza di sacrificio, ma di donazione. Una madre insegna al figlio a vivere e, in un certo senso, a morire”.
Pubblicazione: 06.01.2022 – Alessandro Nidi
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